Un'immensa voglia di scoprire

Era di primo mattino e il sole appena sorto luccicava tremolando sulle scaglie del mare appena increspato. Quella mattina salparono dal porto tre caravelle: la Nina, la Pinta e la Santa Maria e nella Pinta c'era Francesco, un marinaio molto conosciuto a Barcellona, scelto dalla regina Isabella I de Castilla in persona perché lo considerava molto esperto.

Francesco chiese a Colombo le mappe con la rotta e guardandole pensò che era una follia e che sarebbero morti tutti di scorbuto o per mancanza d'acqua. Dopo aver aspettato tutto l'equipaggio per una settimana, finalmente partirono e portarono con loro solo qualche barattolo di legumi, poiché avrebbero sostato alle Canarie per fare carico di carni e alcune verdure. C'era una corrente molto forte al largo della Spagna che li avrebbe portati verso nord, ma se passavano per le Canarie l'avrebbero aggirata. Arrivarono alle Canarie senza intoppi, caricarono il cibo e ripartirono più forti di prima per le Azzorre, dove li aspettavano altri uomini. Da lì andarono sempre dritti per qualche mese, finché ad un certo punto videro delle montagne di ghiaccio passare davanti alle caravelle, erano iceberg e dovettero procedere a zig e zag, per parecchi chilometri, per evitarli e fortunamente ci riuscirono. Dopo qualche altro mese qualcuno cedette e si buttò in mare, molti stavano diventando pazzi e le caravelle, che prima contavano circa quattrocento marinai, adesso ne contavano duecentocinquanta.

Un giorno, di mattina, Francesco si alzò prima di tutti e vide il tronco di una strana pianta galleggiare sull'acqua, allora chiamò due marinai e gli chiese se potevano prenderlo con le funi. Portato su, scoprirono una nuova pianta: la palma. Francesco quando vide il tronco pensò subito che erano quasi arrivati e, dopo un giorno, uno stormo di uccelli colorati volò sopra le loro teste rumoreggiando e apparve un'isola che presto si sarebbe chiamata San Salvador. Quando arrivarono videro degli uomini nudi girare per la spiaggia e per la foresta di piante come quella avvistata in mare. Dopo tanti sforzi, capirono che vicino c'erano altre isole e così arrivarono in Messico, dove incontrarono tante persone basse chiamate Aztechi, che lavoravano per bonificare e per costruire templi. In quei templi si sacrificavano giovani agli dei della religione azteca.

Gli spagnoli, dopo vari tentativi, conquistarono il regno azteco e misero al comando Hernan Cortes che grazie ad un'interprete, Malinche, riuscì a comunicare con il popolo. Successivamente si spostarono e conquistarono lo Yucatan abitato dai Maya, un popolo sereno, nemico degli Aztechi, che venne in parte sterminato.

Passato un anno ripartirono, dopo aver fatto scorta di cibo, di prove, ma anche di oro che Isabella I gradiva particolarmente. Dopo sei mesi arrivarono in Spagna, a Toledo, da Re Ferdinando e dalla Regina e fecero vedere loro animali e piante esotiche mai visti, ma anche degli indigeni, chiamati Indios.

Dopo aver portato quelle prove, Francesco decise di ripartire verso le Indie con Amerigo Vespucci. Ci misero sette mesi ad arrivare nel Sud America alla foce del Rio delle Amazzoni, dopodiché l'equipaggio si divise e Amerigo andò verso sud insieme a metà dell'equipaggio, tra cui Francesco. Passarono Trinidad e il fiume Orinoco, ma sfortunamente Francesco venne catturato insieme ad altri due dell'equipaggio e portato nella foresta. Erano prigionieri di alcuni indigeni che stavano raccogliendo dei frutti dagli alberi e dopo aver percorso centinaia di chilometri nella giungla, arrivarono in un luogo misterioso, quasi fantastico. 

La città era al di sopra delle nuvole e sembrava il paradiso descritto da Dante. Una folla di gente andò ad osservarli, inizialmente da lontano, ma dopo qualche ora li considerarono gente come loro, li liberarono e li portarono a vedere la città. In pochi mesi, Francesco e gli altri due marinai impararono la lingua degli indigeni e insegnarono lo spagnolo ai più piccoli. Francesco assistette a molti sacrifici umani e riuscì a convincere gli aztechi che non funzionava così, perché se pioveva significava che i giorni precedenti aveva fatto molto caldo e l'acqua era evaporata generando la pioggia. Inoltre ogni sera raccontava ai bambini di Machu Picchu una storia e giocava con loro, li aiutava a coltivare ortaggi e a portarli nel magazzino. Francesco conobbe un nuovo animale, il tacchino e portò delle innovazioni nella coltivazione delle piante: costruì impianti di irrigazione e mise il suo cane a far da guardia ai tacchini. Dopo qualche anno si sposò con Chamanec, una ragazza con il padre azteco e la madre inca ed ebbe un figlio, Matlal e non sentì mai nostalgia per quel mondo che aveva lasciato così diverso da quello in cui aveva deciso di vivere.

 

Andrea Poggi  

Incipit tratto da Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach