Quella via tra i campi di mais

All'uscita del paese c'era una strada che nessuno aveva mai percorso perché tutti dicevano che non portava in nessun posto, Martino però era un bambino molto curioso e una mattina si incamminò lungo quella strada misteriosa per scoprire se nascondeva qualche segreto.

Nel suo paesino tutti dicevano che c'era un mostro dai grandi artigli e con il pelo folto. Martino, spinto dalla curiosità, andò a casa e prese degli oggetti che potevano essere utili: una torcia, un sacco a pelo, una bottiglia d'acqua e la merenda che gli aveva preparato la mamma. Mentre andava verso la via, cercò di non farsi vedere e arrivato all'inizio guardò il cartello dove c'era scritto “vicolo cieco”, ma non ci fece caso e proseguì. Era una strada mal ridotta e sterrata e a destra e a sinistra c'erano dei campi di mais, era del tutto fuori dal mondo.

Ad un certo punto si iniziò a intravedere, oltre la nebbia, un casale che da lontano sembrava enorme, allora il bambino accelerò il passo e si diresse spedito verso il casale. Quando arrivò lì davanti, notò che era abbandonato e, avendo la fissa per il paranormale, scavalcò il cancello di ferro ormai arrugginito ed entrò nella casa. Si sentivano degli scricchiolii e dei lamenti e quando Martino accese la torcia, scoprì che c'erano dei cagnolini: utilizzò la merenda per attirarli e li prese con il sacco a pelo. Li portò fuori, ma sfortunamente uno di loro scappò e cominciò a correre verso i campi. Martino lo inseguì finché riuscì a prenderlo, ma era talmente concentrato sulla cattura che perse l'orientamento. A quel punto ormai il sole stava tramontando e iniziava a fare freddo, così il bambino cercò dei pezzi di legno qua e là e tentò di accendere il fuoco. Non ci riuscì, ma fortunatamente aveva un accendino nello zaino che era di suo padre. Provò a dormire, ma faceva talmente freddo che non ci riuscì e cominciò a rimpiangere di aver fatto quella scelta.

Gli venne l'idea di ripercorrere i suoi passi che erano rimasti sul terreno argilloso del campo. Prese tutto, accese la torcia e si avviò, ma ad un certo punto non sapeva più dove andare e si fermò. Alzò lo sguardo per invocare l'aiuto divino e con la coda dell'occhio vide una luce flebile. Cambiò direzione e si diresse verso la luce, chiedendosi come faceva a capire se quella era una luce vera o il frutto della sua immaginazione. Lo capì poiché vide quella luce avvicinarsi sempre di più, diventando anche più intensa e pensò che fossero gli alieni che erano venuti per prenderlo per portarlo via. Non era però così, c'era un elicottero della forestale che lo stava cercando da ore e i soccorritori ormai pensavano di trovarlo morto. Lo salvarono, gli diedero una di quelle bevande calde che vendevano al discount e gli sottrassero i cuccioli per vedere se avevano problemi. Arrivati al paesino, Martino fece un'entrata trionfale a bordo dell'elicottero e tutti i suoi compaesani erano entusiasti di rivederlo e gli chiesero che cosa aveva visto.

Da quel giorno tutti i più grandi rispettarono Martino e lui cominciò ad esplorare posti sperduti e fondò un'associazione per animali abbandonati, mentre i cagnolini furono distribuiti a sette famiglie del paese e lui prese quello che era scappato in mezzo ai campi perché era furbo e astuto.

 

Andrea Poggi 

Incipit liberamente ispirato a Favole al telefono di Gianni Rodari