Alla scoperta di una città sommersa

Andrea era un bambino di otto anni che si trovava in vacanza al mare. Una mattina, mentre giocava sulla spiaggia, rimase senza fiato per lo stupore. Improvvisamente fuoriuscì dall'acqua un corpo che ad Andrea sembrava familiare, infatti era un cavallo, un unicorno per la precisione, ma non solo un unicorno, era un unicorno fatto d'acqua. Dopo qualche secondo, la creatura gli rivolse la parola.

- Figlio di Adamo vorresti venire con me nel famoso regno di Atlantide?

Andrea era curioso e allo stesso tempo molto sospettoso, aveva un sacco di domande ma preferì tenerle da parte per il viaggio e si limitò a rispondere “ss-sì”

- Bene, allora sali in groppa.

Andrea saltò in groppa all'unicorno, che era duro anche se fatto d'acqua e gli lanciò uno sguardo sospettoso, perché l'unicorno era concentrato sulla sua zampa da cui stava uscendo dell'acqua. Ad Andrea venne naturale guardare cosa stesse facendo e fu così che si accorse che c'era una bolla che fluttuava sopra la zampa dell'unicorno. L'unicorno gliela porse con gentilezza senza dire una parola e quando il bambino se la mise in testa divenne un cascobolla per respirare sott'acqua.

Andrea accennò che si poteva partire e allora l'unicorno fece un salto così elegante che dimostrò di essere più bravo di un delfino, poi riatterrarono nel mare e si immersero completamente nell'acqua. Dopo un paio di minuti, Andrea cominciò a fare tante di quelle domande che non finivano più.

- Che cos'è Atlantide? - chiese.

- Io mi vergognerei di non saperlo se fossi in te! - gli rispose in tono abbastanza serio la creatura - Comunque Atlantide è un regno sommerso dall'acqua.

- E tu che compito hai in questo regno?

- Ho il compito... beh, sono lo spirito guida della regina – disse stavolta in tono orgoglioso.

Quella risposta fece venire in mente ad Andrea un'altra domanda.

- E a cosa servono gli spiriti guida?

- Gli spiriti guida ti danno dei consigli, chiamano chi vuoi chiamare e quasi tutti hanno dei poteri in base a chi è il loro padrone - rispose l'unicorno in tono seccato - E ora, figlio di Adamo, spero che tu abbia terminato le domande, perché al posto tuo io ammirerei questa meraviglia.

Andrea, un po' confuso, guardò in alto, a destra, a sinistra e... oooh! Quando guardò in basso, si accorse che aveva una meraviglia davanti agli occhi, era un fondale ricco di conchiglie meravigliose.

- Niente domande, solo una richiesta - disse Andrea - vorrei tanto prendere una di quelle conchiglie. Potrei?

- Come vuoi, ma stammi bene a sentire: solo una conchiglia!

- Sì, sì! - disse Andrea in tono infastidito e saltò giù dalla groppa della creatura.

Arrivato a toccare il fondo del mare, il bambino colse una conchiglia abbastanza grande.

- Questa conchiglia è perfetta per la mia tasca, aspetta... la mia tasca, oh no!

Andrea salì in superficie dove trovò l'unicorno che si rilassava.

- Come faccio? - urlò - Sono in acqua vestito!

- Non ti preoccupare, quando tornerai in spiaggia farò una magia. Allora? Hai preso la conchiglia?

- Sì, l'ho presa! - rispose il bambino.

- Benissimo, si va!

Andrea nuotò fino alla groppa dell'unicorno, ci salì sopra e l'unicorno si immerse. Nuotarono per molto tempo e ad un certo punto si avvicinarono ad un gruppo di piovre: erano in tutto quattro, no, aspetta, otto, no dieci, no venti, no quaranta, no sessanta, no cento! Tutte e cento le piovre guardavano l'unicorno e Andrea sospettose, curiose, sbalordite e anche un po' impaurite. Queste piovre coprivano un gran pezzo di mare, ma, dopo aver nuotato molto, i due quasi amici le superarono.

- Ah, finalmente se ne sono andate - esclamò Andrea - erano inquietanti!

- Non hai tutti i torti - ammise l'unicorno, al quale non piaceva dare ragione ad Andrea.

Dopo un paio di minuti videro un'ombra scura che nuotava verso di loro.

- Oh no! - urlò l'unicorno.

- Che, che cos'è? - balbettò Andrea.

- Un megalodonte! - rispose l'unicorno spaventato.

- No, non può essere vero! - urlò di nuovo il ragazzino, ma ormai lo squalo era davanti a loro.

Aveva gli occhi gialli e la pelle scurissima. Andrea si guardava intorno spaventato, cercando di trovare un punto che lo squalo non coprisse, ma lo squalo copriva tutto e se avessero cercato di andare o più a destra o più a sinistra lo squalo si sarebbe mosso e li avrebbe sicuramente presi.

- Ma certo! - esclamò Andrea.

- Cosa? - chiese l'unicorno.

- Allora, mi sembra di aver letto un libro sui megalodonti e secondo me dovremmo passare sotto al megalodonte - spiegò Andrea.

- Beh, può funzionare - rispose l'unicorno.

- Alla carica! - ordinò Andrea.

E passarono sotto a quell'immensa creatura. Lo squalo aveva sopra la pelle scura e sotto bianca. Una volta usciti da quell'oscurità, Andrea cominciò a guardare sopra di lui e vide da sotto l'acqua le varie isole che si trovavano in superficie: c'erano isole grandi, piccole e medie.

- Mancano dieci minuti - annunciò l'unicorno.

- Ma come fai a sapere quanto manca se non hai nessun dispositivo con te?

- Noi di Atlantide abbiamo una mente molto sviluppata - rispose l'unicorno, al quale un po' mancavano le infinite domande di Andrea.

Ci fu un minuto di silenzio e improvvisamente, per la prima volta, l'unicorno sentiva il bisogno di dire qualcosa ad Andrea.

- Siccome ho notato che sei molto curioso, lascia che ti racconti perché sei qui.

Andrea si mise all'ascolto muto come un pesce e l'unicorno cominciò.

- Ci sono persone che raccontano di una forma oscura ed egoista che si aggira nella nostra città e che vuole rubare una cosa segreta appartenente alla regina. Il vero problema è che il sistema che la protegge è collegato al sistema che protegge Atlantide.

- Ora capisco perché sono qui! - disse Andrea.

Poi l'unicorno riaprì bocca.

- Ma guarda, tutte queste chiacchiere e siamo già arrivati.

- Atlantide è splendida! - esclamò Andrea.

L'unicorno si avvicinò a un aggeggio di ferro e ci appoggiò la zampa.

- Ora possiamo entrare - annunciò e si incamminarono in un sentiero, un sentierino forse.

Al primo pezzo di strada Andrea scorse una sessantina di tritoni e una ventina di sirene che gridavano “il salvatore, il salvatore”, addirittura una decina di tritoni gli chiesero un autografo.

Dopo un po' superarono quel gruppo di rimbambiti e giunsero a un palazzo a forma di conchiglia.

- Ecco il palazzo della regina.

- Meraviglioso, semplicemente meraviglioso - rispose Andrea.

- Beh, se ti piace da fuori, ti piacerà anche da dentro - lo rassicurò l'unicorno.

- Allora che aspettiamo, entriamo! - ordinò Andrea.

E così, dopo aver spalancato quella porta gigante, trovarono dei calamari giganti.

- Cosa? - urlò Andrea.

- Non mi dire che ti aspettavi zero guardie - esclamò l'unicorno e poi si rivolse alle guardie.

- Sono lo spirito guida della regina e ho qui con me il salvatore.

- Entrate pure - risposero le guardie.

- Petto in fuori - disse l'unicorno ad Andrea - sei in un castello non in un porcile.

Ad un certo punto si trovarono davanti ad un ascensore pieno d'oro, ci entrarono e l'unicorno invece di spingere un bottone disse “ventunesimo piano”.

- Però! - disse Andrea - Quanti piani ha questo palazzo?

- Pochi piani, sono solo cento.

Andrea lo guardò sbalordito e un secondo dopo erano arrivati. Giunsero in una sala immensa dove su un trono fatto con le conchiglie sedeva una donna: aveva una corona con rubini azzurri lunga un metro, la pelle verde e blu e i tentacoli.

- Buongiorno caro unicorno, hai portato con te il salvatore, vedo.

- Sì, signora - rispose l'unicorno.

- Salve vostra maestà - disse Andrea.

- Molto bene, vedo che è anche ben educato. Fateli sedere - ordinò la regina alle guardie - Gli hai raccontato di questa creatura egoista?

- Ovviamente signora - rispose l'unicorno.

- Ma perché avete scelto me per questa missione? - osò chiedere Andrea.

- Sai Andrea, tu sei l'unico bambino che crede in Atlantide, io ti ho sempre osservato dalla mia sfera di cristallo - rispose la regina.

- In effetti, i miei compagni mi prendono in giro perché credo in Atlantide.

- Bene, abbiamo chiacchierato abbastanza, ora le mie guardie vi troveranno una stanza.

Andrea e l'unicorno seguirono le guardie fino a quando non arrivarono a una porta rossa, le guardie andarano via e loro entrarono nella stanza.

- Si è fatto tardi - disse l'unicorno - perché non ci mettiamo a letto?

- Buona idea - rispose Andrea e si rimboccò le coperte.

- Mi racconti una storia? - chiese all'improvviso.

- Ma chi sono, tua mamma? - si rifiutò l'unicorno.

- Beh, almeno dimmi in che stanza si trova il gioiello e che cos'è - ribattè Andrea.

- E va bene, tutto purché tu dorma - urlò l'unicorno - Il gioiello è... un pesce e si trova... dietro la porta.

- Che cosa? - si stupì Andrea.

- Ebbene sì, questo è tutto. Buonanotte!

E spense la luce prima che Andrea potesse dire a o b.

Andrea si mise a dormire, ma dopo un minuto si svegliò e l'unicorno non c'era più. Si alzò dal letto e cominciò a camminare con le braccia davanti perché non voleva sbattere. Girando e rigirando vide una luce sopra la scrivania, si avvicinò e vide (grazie alla luce) un foglietto dove c'era scritto: TOP SECRET. L'OGGETTO DI DISTRUZIONE APPARTENENTE ALLA REGINA SI TROVA NELLE SEGRETE.

- E così l'unicorno mi ha mentito - pensò Andrea e subito dopo la luce si spense.

Andrea fece altri cinque passi e precipitò giù dalla finestra, urlando: “Aaaaaah! Ah!” ma poi si ricordò che era ad Atlantide e cominciò a nuotare.

Una volta atterrato, si guardò intorno smarrito e poi si accorse che era lontano dal castello. Ad un certo punto qualcuno gli toccò la spalla, Andrea si girò di colpo spaventato, ma poi si tranquillizzò quando vide che era un vecchietto.

- Salve ragazzo - esordì il vecchio.

- Salve - rispose Andrea - Per caso sa dove si trova il castello?

- Certo che lo so, ma prima tu rispondi a queste domande dicendo la verità.

- Sono tutto orecchie - lo rassicurò Andrea.

- Conosci l'oggetto di distruzione?

- Sì, lo conosco, perché?

- Voglio sapere dove si trova.

- Nelle segrete, ora puoi dirmi dove si trova il castello?

- Guarda, un asino che nuota! - urlò il vecchio.

Andrea si girò, ma non c'era niente.

- Io non vedo niente, ma dov'è finito il vecchietto? Impossibile, mi sono fatto fregare da un vecchio e puzzolente mendicante. Aspetta, la maestra mi ha insegnato i punti cardinali (nord, sud, est e ovest) vediamo, ci sono! Io sono a ovest e devo arrivare a est... no! Giusto, ho una bussola. Ok, io sono a est e devo arrivare a nord.

Andrea nuotò e nuotò, aveva visto tutti i vicoli di Atlantide e finalmente arrivò davanti al castello, ma rimase sorpreso quando vide che le guardie si erano addormentate. Entrò e passò davanti alla stanza immensa della regina che parlava con l'unicorno.

- Sì, il ladro ha colpito ancora, sa che l'oggetto di distruzione si trova nelle segrete.

Andrea si mise a correre e si precipitò dentro la sua stanza. Si mise a dormire e un'ora dopo la sveglia suonò: drin, drin, drin.

- Che nottata corta! - esclamò Andrea e si mise le ciabatte.

Proprio in quel momento entrò l'unicorno.

- Buongiorno e non aspettarti le coccole perché, ripeto, non sono tua madre - esordì - Sbrigati, vestiti.

- Ok, sta calmo però - disse Andrea e si mise la maglietta.

Prima che si potesse mettere i pantaloni e le scarpe l'unicorno lo guardò male.

- Che c'è? - chiese Andrea.

- Cosa c'è? Io so leggere nel pensiero e ho letto che hai dormito solo un'ora, che hai parlato con il mendicante e che mi hai spiato, quindi sai del gioiello.

- No, che stai dicendo - ribattè Andrea e si mise in fretta i pantaloni e le scarpe.

Ma l'unicorno lo prese per i capelli, con la forza del pensiero e lo portò dalla regina che li attendeva in sala da pranzo.

- Buongiorno - esordì la regina.

- Io direi mal giorno, signora - la corresse l'unicorno.

- Perché mai questo dovrebbe essere un brutto giorno?

- Lasci che glielo spieghi, signora - rispose l'unicorno - Ecco, ho scritto su questo foglio le cose che ho saputo su Andrea.

La regina si arrabbiò tantissimo.

- Visto che è colpa tua, troverai tu il ladro - urlò - portatelo nelle segrete.

E così Andrea fu portato nelle segrete dove progettò una trappola e dopo cinque minuti il ladro, che aveva trovato tutti gli oggetti, stava per uscire, ma cadde nella trappola e Andrea, che aveva portato le guardie a vedere la trappola, ci trovò il ladro dentro.

L'oggetto di distruzione era un insieme di tentacoli e la conchiglia della resurrezione era una semplice conchiglia, ma gigante.

Andrea diventò un eroe, fu riportato a casa dalla sua mamma e vissero tutti felici e contenti.

Vittoria Savarese (8 anni)