Il coraggio di Efrem

C’era una volta un re che era molto malato e più nessuno ormai credeva che potesse vivere ancora. Suo figlio Efrem era disperato, ma un giorno si presentò a corte un vecchio saggio.

- Se tuo padre berrà l’acqua della vita - disse - guarirà, ma è molto difficile da trovare.*

Nell'ascoltare il vecchio, Efrem fu colto da molta agitazione. Chiese al suo collaboratore un bicchiere d'acqua e si fermò a pensare. Il tempo dedicato alla riflessione fu breve ma intenso e il giovane capì che non poteva sottrarsi alla ricerca dell'acqua della vita per il bene del padre. Chiamò la servitù e disse di preparare i cavalli per l'indomani, perché all'alba sarebbe partito con un piccolo gruppo di soldati. Chiese anche che gli venisse preparato il mantello delle occasioni importanti, una sacca con del cibo, un secchio e il suo scudo dorato. Infine chiese al vecchio se poteva accompagnarlo e se poteva da subito dargli delle indicazioni, ma lui disse che in quel viaggio non c'erano indicazioni da dare, doveva semplicemente seguire il suo istinto.

- Va bene - disse Efrem - cercherò di seguire la stella che mi è sempre vicina e per questo porterò con me uno specchio che mi traccerà il percorso.

Efrem, insieme al suo esercito e al vecchio saggio, partì di buon mattino, portando con sé quanto aveva stabilito. Salirono su una nave, ma il viaggio non fu molto semplice, perché il giovane dovette sopportare il vecchio che, quando non dormiva, faceva tante richieste assurde. La nave attraccò in un porto, di fronte a loro c'era un'alta montagna ed iniziarono il cammino. Strada facendo, Efrem si accorse di aver perso i suoi soldati e, prima di arrivare alla montagna, entrò in un piccolo bosco buio e fitto. Con sé aveva solo il vecchio saggio e il suo specchio.

Ad un certo punto, vide un gruppo di persone insieme ad una donna misteriosa, alla quale chiese dove si trovava. La donna non rispose, ma il vecchio saggio si guardò attorno, sorridendo.

- Bene, siamo arrivati al bosco magico - disse - Siamo sulla buona strada.

Ad un certo punto, però, Efrem si trovò davanti ad una frana che gli sbarrava il cammino. Impaurito, prese immediatamente lo specchio, che, illuminandosi, gli mostrò l'immagine di una stella, che divenne sempre più nitida, finché apparve il volto di sua madre che lo incoraggiava ad avere fede.

Così Efrem e il vecchio saggio uscirono dal bosco e arrivarono ad un villaggio.

Efrem si addentrò nel villaggio, inizialmente non vedeva nessuno e si chiedeva come mai quel villaggio non fosse abitato e anche il vecchio saggio non sapeva trovare una risposta. Ad un tratto, però, si sentì suonare un corno e nella piazza si radunarono in tanti. Efrem rimase colpito, perché gli abitanti erano tutti dei bambini, tranne uno, un adulto che non parlava, ma gli si avvicinò comunicando solo con lo sguardo. Efrem notò che erano tutti felici e quando chiese perché, l'uomo gli comunicò che era tutto merito dell'acqua della vita e che, se voleva, poteva indicargli dove trovarla.

Efrem e il vecchio saggio si rimisero in cammino e giunsero in un mercato dove c'era della frutta di tutti i colori dell'arcobaleno. I venditori spiegarono al giovane che la frutta era così perché cresceva innaffiata con l'acqua della vita e gli indicarono dove si trovava la fonte. Efrem, per ringraziarli, donò loro il cibo che aveva nel sacco e, proseguendo nel suo cammino, arrivò in un altro villaggio dove c'erano delle case coloratissime.

La sua attenzione venne attratta dalla casa più piccola di tutte e, quando bussò, gli aprì una donna, che il vecchio saggio riconobbe subito.

- Maria, ti ricordi di me? - le domandò con gli occhi che gli brillavano.

La donna inizialmente non si ricordava di lui, ma dopo un po' lo riconobbe e parlarono a lungo del loro passato. Ad un certo punto, Efrem, si innervosì e disse al vecchio che doveva continuare a cercare l'acqua della vita, ma lui gli rispose che si sarebbe fermato con quella donna e gli raccomandò di seguire il suo istinto per trovarla.

Efrem partì in sella al suo cavallo, ma quel villaggio sembrava un labirinto e qualunque strada, o vicolo imboccasse, alla fine si ritrovava sempre nella piazza principale, dove c'era la statua di un uomo che beveva attaccato ad una bottiglia. Il giovane, dopo aver vagato a lungo, scese da cavallo ed iniziò a piangere in preda allo sconforto. Ad un tratto gli si avvicinò un bambino che lo prese per mano e gli chiese come mai fosse così triste e quando seppe cosa Efrem stava cercando, lo condusse davanti ad un cartello dove c'erano le indicazioni per trovare l'acqua della vita.

Efrem non aveva più paura, era determinato a portare a termine la missione di salvare suo padre e, quando arrivò davanti alla fontana, il rumore dell'acqua che scrosciava gli sembrò una musica dolcissima e ripensò al percorso fatto per giungere fin lì. Provò ad allungare una mano verso l'acqua, ma non riusciva a toccarla: c'era una teca invisibile che riuscì a dissolvere ricorrendo al potere del suo specchio magico.

Quando però Efrem mise il secchio sotto la fontana, l'acqua, riempiendolo, si solidificò. Dei passanti, vedendo Efrem disperato, gli consigliarono di portare comunque l'acqua al padre e di scioglierla, scaldandola, con i raggi riflessi dal suo specchio.

Efrem fiducioso, ma anche un po' timoroso, seguì quel consiglio e sapeva che doveva far presto. Tornò al villaggio e, quando andò a casa di Maria, scoprì che lei era, in realtà, una bellissima fata, mentre il vecchio saggio era un potente mago. La fata gli disse di chiudere gli occhi e di desiderare intensamente di tornare da suo padre malato e quando Efrem, dopo qualche istante, riaprì gli occhi, magicamente si ritrovò al castello. Corse da suo padre, che ormai sembrava morto e pianse, perché pensava di averlo deluso, ma quando l'acqua, sciolta dalle sue lacrime, inumidì le labbra del moribondo, il vecchio re aprì gli occhi, sorrise e si alzò dal letto completamente guarito.

- Efrem sono orgoglioso di te. - disse - Sei stato coraggioso e hai rischiato la tua vita per salvarmi. Non so se mi resta ancora tanto tempo da vivere, ma so che tu regnerai a lungo e, anche dopo la mia morte, racconta ai tuoi figli l'impresa che hai compiuto, così sapranno quanto è grande il cuore del loro padre.

Autori: Benedetta Arcidiacono, Lucrezia Medici, Catia Pacifico, Viviana Politi, Maria Rosaria Sasso

*incipit liberamente ispirato dalla fiaba dei Grimm, L'acqua della vita