Sara dai capelli rossi

Sara era una ragazza di sedici anni. La sua famiglia, modesta e votata al sacrificio, nel corso degli anni era riuscita a farsi strada, con il duro lavoro aveva raggiunto una migliore condizione economica e si era potuta trasferire nella zona più lussuosa della città. Finalmente Sara ed i suoi si lasciavano alle spalle quel quartiere difficile in cui erano stati costretti a vivere per lunghi anni, un quartiere ormai fantasma perché tutti, un po’ alla volta, lo stavano abbandonando.

A Sara in fondo era dispiaciuto andare via di là, perché sapeva che non avrebbe più rivisto i suoi amici, avrebbe lasciato la scuola a cui era tanto affezionata e soprattutto non sarebbe stata più vicina a sua nonna, che abitava in un vecchio appartamento accanto al loro. Infatti, la cara vecchina si era rifiutata di seguirli, non aveva voluto lasciare il luogo in cui era vissuta da sempre e che era legato ai più bei ricordi della sua gioventù. Quel luogo era tutto il suo mondo e anche se adesso era cambiato moltissimo, la nonna era voluta rimanere lì e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea, nemmeno la sua adorata nipotina Cappuccetto Rosso. Sì, Cappuccetto Rosso! La nonna le aveva dato quel nomignolo fin da piccola, a causa della sua folta e ribelle capigliatura rossastra, che formava una specie di cappuccio sulla sua testolina. Per questo, da sempre, tutti la chiamavano così.

Da quando si erano trasferiti, Sara si era adattata ben volentieri alla nuova realtà, ma il suo pensiero era rivolto quotidianamente alla nonna e anche se la sentiva spesso al telefono, le mancava ugualmente tantissimo.

Un giorno, al ritorno da scuola, la mamma le disse che la nonna si era sentita poco bene e che lei non sarebbe potuta andare a trovarla per motivi di lavoro. Toccò quindi a Sara recarsi dalla nonna, per la prima volta da sola, con i mezzi pubblici.

Quel pomeriggio, dunque, la ragazza raggiunse la fermata dell’autobus più vicina. Il pensiero di rivedere la nonna la rendeva felice, ma nello stesso tempo, temeva di sbagliare strada e di perdersi. Sull’autobus Sara era seduta accanto al finestrino ed osservava le persone attorno a sé con aria un po’ guardinga, mentre fuori scorrevano veloci le immense file di palazzi, i negozi più alla moda, le auto ai semafori e gli enormi cartelloni pubblicitari. Poi, improvvisamente, il paesaggio cambiò: non c’era più traffico, niente palazzi o negozi, ma solo immense discariche di rifiuti a cielo aperto, campagne abbandonate e persone disperate ai semafori in cerca di qualche spicciolo per tirare avanti. Ormai l’autobus si era quasi svuotato e Sara si sentiva un po’ a disagio, come se qualcuno la stesse osservando. Finalmente intravide, da lontano, il suo vecchio quartiere e capì di essere quasi arrivata. Scese alla sua fermata e quando l’autobus ripartì, affrettò il passo, perché sapeva di dover percorrere un bel tratto a piedi prima di giungere dalla nonna. Era quasi buio e i lampioni in strada non erano ancora accesi. La ragazza camminava spedita, intorno a lei c’erano poche persone e non tutte sembravano affidabili. Mentre attraversava la strada, un’auto sfrecciò davanti ai suoi occhi, quasi investendola, ma per fortuna qualcuno la spinse indietro.

- Stai attenta, ragazzina! – le urlò.

Spaventatissima, Sara tirò un sospiro di sollievo, ringraziò quel giovane e proseguì.

Finalmente la ragazza scorse da lontano la vecchia palazzina dove ancora abitava la nonna.

Era felice, non vedeva l’ora di stringerla forte, anche se sentiva nel suo cuore una grande tristezza davanti a tanta desolazione e pensava a quanti pericoli circondavano l’amata nonnina ogni giorno. Giunta alle scale davanti al portone, Sara sorrise e salì saltellando. Non suonò al citofono, perché sapeva che la nonna non si sentiva bene e aprì con le chiavi che le aveva dato sua madre.

- Sono qui! Sono io, Sara! – esclamò a gran voce sull’uscio della porta.

Quindi entrò e trovò, nella sua camera da letto, la nonna che, sotto le coperte, guardava la tv.

La vecchina pianse di gioia nel riabbracciare la sua nipotina e si raccontarono le cose che avevano fatto durante il lungo periodo in cui non si erano viste. Poi Sara iniziò a mettere un po’ in ordine nelle stanze.

- Non c’è bisogno che scendi a fare la spesa per la cena – le disse la nonna – verrà a consegnarla, come al solito, il giovanotto del negozio sotto casa.

Infatti, dopo qualche minuto, suonarono alla porta e quando Sarà aprì, con grande stupore riconobbe nel garzone, il giovane che l’aveva salvata dalla folle corsa dell’auto.

La ragazza lo fece accomodare, prese la busta della spesa e la portò alla nonna per farle controllare che non mancasse nulla. La vecchina prese dal cassetto del comodino i soldi per pagare il ragazzo, che nel frattempo era rimasto in piedi nell’ingresso, seguendo maliziosamente tutti i movimenti per scoprire dove la nonna teneva il denaro.

Quando Sara ritornò da lui per pagargli la spesa e dargli una mancia, l’uomo le afferrò il polso tenendole l’altra mano sulla bocca in modo che non urlasse.

- Vai in camera di tua nonna – le sussurrò – e, senza farla insospettire, prendi tutti i soldi che ci sono, se non vuoi che faccia male ad entrambe!

Cappuccetto Rosso, pallida in viso, per proteggere la nonna ubbidì senza fiatare e tornò in camera da letto.

- Nonna, adesso dormi un po’ – disse – mi occupo io della cena.

Poi le rimboccò le coperte, tolse dal comodino il vassoio e, non appena la nonna si voltò dall’altro lato, aprì il cassetto prendendo il borsello che conteneva i soldi della vecchina.

- È già andato via il garzone? - chiese la nonna mentre Cappuccetto stava uscendo.

- Sì – mentì la ragazza chiudendo la porta dietro di sé.

Consegnò il borsello all’uomo che ne controllò in fretta il contenuto.

- Tutto qui? – chiese con rabbia – Mi stai prendendo in giro?

- Ti assicuro che è tutto quello che c’è. – rispose la ragazza con la voce rotta dalla paura.

Lui si infuriò e le ordinò di approfittare del sonnellino della nonna per scovare altro denaro.

- Ma non possiede altro! – cercò di convincerlo Cappuccetto Rosso.

- Se non entri là dentro – la minacciò il garzone – ci vado io e non so cosa accadrà alla vecchia se si sveglia…

La ragazza si rese conto di non avere scelta e tornò in camera da letto in punta di piedi e senza far rumore, rovistò nei cassetti, nell’armadio e sotto il letto, ma non riuscì a trovare nulla. Il tempo passava in fretta, l’uomo iniziò a spazientirsi ed aprì la porta facendo cenno alla ragazza di sbrigarsi. Lei annuì e continuò a cercare ovunque.

Sara uscì dalla stanza e disse all’uomo che non c’era altro denaro. Lui si infuriò ed iniziarono a discutere ad alta voce, svegliando la nonna che si alzò dal letto per capire cosa stesse accadendo. Quando si rese conto di come stavano le cose, in fretta e furia prese una chiave dal cassetto del comodino e aprì un antico mobile dove suo marito, appassionato di caccia, teneva le armi. Afferrò un fucile, lo caricò e, senza timore, spalancò la porta della sua camera puntando l’arma dritta alla testa del garzone, che nel frattempo strattonava Cappuccetto Rosso per obbligarla a cercare denaro in un altro posto della casa.

- Levale subito le tue luride mani di dosso! – esclamò la donna, lasciando a bocca aperta sia il giovane che sua nipote – Altrimenti ti faccio saltare il cervello.

Lui quindi mollò lentamente la presa e alzò le mani.

- Ehi, nonnetta, non fare scherzi – disse – con quello non si gioca.

Ma la nonna, sicura di sé, lo guardò dritto negli occhi.

- Infatti non sono mai stata più seria in vita mia.

A questo punto Sara prese il telefono e chiamò la polizia, che nel giro di pochi minuti arrivò nell’appartamento. Il garzone fu ammanettato e portato via, la nonna e Cappuccetto Rosso si abbracciarono e piansero dalla gioia. In quel momento giunsero anche i genitori di Sara che, molto spaventati, corsero ad abbracciarle, chiedendo se stessero bene.

Per fortuna tutto era finito nel migliore dei modi e Sara era orgogliosa di avere una nonna così coraggiosa.


Emma Carrozzieri