La fuga delle storie

Quell’anno il grano è alto. A fine primavera è piovuto tanto e a metà giugno le piante sono più rigogliose che mai. Crescono fitte e cariche di spighe, pronte per essere raccolte*.

Carlo riprende presto le sue lunghe passeggiate. Li la vita lo sveglia prima che in città. L’attesa per lui diventa gradevole se può uscire di casa e girare in tutta liberta.  Immerso nei profumi, nel tepore, può guarire… dalla malinconia dell’inverno.

Anche la sua casa, un pò malconcia, in quel periodo si riempie di luce, di colori intensi. Diventa una reggia. Sua figlia sarebbe finalmente tornata e l’avrebbe trovato seduto sotto la quercia a scrivere le sue storie. Ora hanno tempo per stare insieme.

Sua moglie prima di andare al lavoro gliela avrebbe lasciata. Susanna sarebbe saltata dalla macchina e rotolata sulle sue gambe. C’è tutto per essere felici.

Così, Carlo avrebbe cominciato a leggerle le sue storie… e lei sgranando gli occhi di meraviglia e di stupore, si sarebbe lasciata rapire.

Ma quella mattina un grosso rumore lo butta giù dal letto che ancora non è giorno. Torbido, insonnolito, ancora in pigiama Carlo esce di casa. Non c’è più il rumore, ma vede una luce abbagliante lì sotto, sulla strada.

- Ma ... cos’è?

Non sa se prova stupore, curiosità. Forse paura o solo sgradevole incertezza. In ciabatte si trova tra i sassi lungo la stradina. È in affanno. Allunga il passo verso la baracca degli attrezzi. Girato l’angolo la luce ora lo acceca e un nuovo umore improvviso lo stordisce. Gli viene in mente il trattore ...

- Chi può averlo acceso?

Ma no, più forte, è un rombo. Fragorosa esce dalla porta una macchina, un bolide rosso, una decappottata da corsa. Al volante... un coniglio grosso come un uomo.

Sgrana la marcia, sgomma. Esce a razzo.

- Ehi!!!

Carlo cade a terra. Si rannicchia, preso da panico, stringe la testa tra le mani per proteggersi dal polverone di sassi e terra. La macchina frena. Di colpo s’apre il cofano. Schizza fuori una massa densa, scura, come oleosa che per un attimo risucchia, assorbe ogni riflesso di luce. Volteggia, scuote le ali come un grosso pipistrello. Poi si getta lontano e va a confondersi all’ombra della vecchia quercia.

Il coniglio ingrana la marcia. Via. Accelera. Dietro la curva svanisce la luce dei fanali.

Tutto si ferma per un lunghissimo istante.

Carlo è a terra. Traballando poggia il braccio, si alza. Il frastuono in lui è totale. Intorno rimbomba un inquietante silenzio. Si volta di scatto. La porta della baracca è spalancata. Cerca una traccia. Un segno di quello che è successo. Nulla. Tutto è perfettamente in ordine... con cautela entra. Accende un fiammifero. Non si fida. Ma ecco, sente un fruscio e dei passi trascinarsi dietro di lui. Sobbalza.

È il coniglio. Ha gli occhi spalancati, impauriti. Orecchie abbassate, il naso e le zampe sporche di grasso. Manda un forte odore di benzina che si mescola a quello del fieno della baracca. Allunga le braccia

- Salvami – chiede

- Ma ... ma... – balbetta – Ma chi sei? E da dove scappi fuori?

- Aiutami ti prego, devo fuggire, se no mi prenderanno e... Mi incenerirannooo!

- Co... come inceneriranno. Ma che storia è questa?

- Ti prego aiutami, la mia macchina è andata in panne.

- Ma io non sono un meccanico, non capisco niente di motori. E poi quel mostro...

- No, no i mostri non c’entrano, loro sono riusciti a scappare... Volano.

- No, ma io intendevo la macchina... e poi cos’è questa storia dei mostri?

- Vabbè ti spiego, ma tu promettimi che mi aiuterai...

- Si, si certo, ma tu che ci fai qui? – gli risponde Carlo confuso – Sei per caso il Bianconiglio di Alice, Roger Rabbit, Bugs Bunny...?

- No, nessuno di questi, io sono un coniglio comune... Beh un po’ più grande. Mi ha inventato una volta un giovane che scriveva favole, tanto tempo fa. Non mi ricordo dove. Forse era un cinese. Si era proprio in Cina. Ora ricordo, Cheng... e la mia è la storia di un mitico coniglio tibetano, nato dall’incontro del leggendario Yeti, il signore dei ghiacci Himalayani e del Fiore di Loto, figlia del grande fiume Yangtze. Una storia scritta per rallegrare bambini cinesi e tibetani dopo che la guerra li aveva fatti diventare nemici. Il racconto non piacque all’imperatore... e hanno arrestato lo scrittore. E la mia storia... io, gli altri personaggi... Destinati alla discarica. Inceneriti. Nessuno ascolterà mai la nostra favola ... Ti prego aiutami.

- Ma come è arrivata qui questa storia?

- L’hanno portata quei bambini cinesi che vivono in un capannone giù, dove comincia la città... devono averla rubata a loro.

- Va bene, va bene. Non ho ben capito... ma proverò ad aiutarti lo stesso – gli dice Carlo – Cosa posso fare? Dimmi.

- Oh, finalmente! Grazie – sospira il coniglio – Allora... Sotto la tua baracca... Si là... da dove sono uscito con la macchina... La macchina? L’ho rubata ad un’altra storia... là sotto è pieno di racconti e personaggi da cancellare, storie della fantasia che non saranno mai raccontate.

- Lì sotto?

- Si, lì sotto, dietro al trattore c’è un passaggio... ma ti prego ascolta bene... Troverai una scala ripida. È buio lì sotto. Accendi una torcia e scendi... In fondo c’è una stanza... Un libro sugli scaffali in basso... si, è rosso con una scritta dorata... è quello, prendilo... fa presto, ti prego!

Neanche il tempo di pensare e... Carlo si trova nel buio della scala... Già proprio come gli aveva detto il coniglio. Una scala ripida. Accende la torcia. Ma che caldo lì sotto! Fatica a scendere...

- Ma quanto è profondo?!?

Poi d’un tratto una gran confusione! Gnomi che corrono, cavalli alati, pirati, civette... Grida, fischi, risate...

- Uff! Ma dove sono capitato?

Finalmente eccola, la porta. La torcia rischiara appena l’ingresso. Un grillo salta tra gli scaffali alla ricerca di una storia e poi...

- Ma si eccolo là il mio libro – si dice – Non ho molto tempo, la torcia è quasi spenta... E poi come la trovo l’uscita?

Lo afferra, mentre ci salta dentro di tutto una papera, un mago, un topolino...

- Non posso salvarvi tutti! – urla.

Fa le scale quattro alla volta appena in tempo per aprire la botola.

- Sono fuori!

Il coniglio gli salta al collo e si tuffa dentro il libro.

Per un attimo rimane immobile.

L’estate è di nuovo davanti a lui, la vede, il campo di grano, la quercia, le farfalle. Respira profondamente. È questa la realtà! Non ci sono conigli, mostri, inceneritori, cinesi... è stato proprio uno strano sogno. Bha! Meno male.

Fa un grosso respiro. Si sente scrollare di dosso quel torpore del risveglio.

Gli sembra di muovere i suoi primi passi della giornata. Ma… ops, l’ha  sotto il braccio!

- Accidenti ma quel libro… si, è proprio quello. Allora è tutto veramente successo! Ma come è possibile?

Quell’oggetto lo riporta indietro a… ripiomba nell’incertezza, nel panico. Il cuore torna a battergli forte. Una folata improvvisa sbatte i rami. Un rumore, uno stormire di rondini lo scuote. Sembra quasi un segnale che gli spalanca gli occhi. Si qualcosa è veramente accaduto… anche dentro di lui. Non può negarselo.

- E allora? – pensa – Si, io il libro l’ho SALVATO. E così il coniglio e tutti i personaggi che ho potuto ma... adesso questa assurda storia è anche mia. Io ci sono dentro. Non posso lasciarla. Che ci farò?

Gli venne un’idea.

- Forse,  ma si certo, la leggerò a Susanna. Ho idea che insieme ne tireremo fuori qualcosa di buono...

Si dirige verso la quercia. L’aspetterà lì. Come al solito.

Arriva. Si ferma al bordo della strada, storce il naso. Sente qualcosa di strano. È insolita quella faccia. Lei la conosce bene. Ma… questa volta… le sta preparando uno scherzo, ne è sicura... 

- Guardalo lì, tutto gonfio, arruffato come un gatto, questo strambo e simpatico papà… – pensa.

Lui piega la sua smorfia in un sorriso, allarga le braccia. Le gli salta al collo. E rotola di nuovo tra le sue gambe.

- Che c’è? – sbotta curiosa.

Lui fa scivolare il libro tra le braccia. E Susanna vede per un attimo qualcosa che si muove dentro quel libro, che si spalanca sulla bella faccia tonda di un coniglio sorridente, abbracciato a tanti bambini. Sembrano venir fuori dalla pagina…

- Allora – dice Carlo a quella faccia stupita e furbetta di Susanna – stammi bene a sentire… questa è una storia speciale. Un fatto che accadde tanto tempo fa in un mondo lontano da qui e che tu non conosci. Un posto dove ora noi voleremo insieme… sono sicuro, qualcosa accadrà…

Comincia cosi a leggerle quella storia.

- Nel Tibet… una terra aspra, maestosa, dove tutto è enorme, sono nato io, il grande coniglio delle nevi. Sono nato dall’incontro del mitico Yeti, e il Fiore di Loto...

Una nuvola sembrava averli coperti.  S’erano immersi insieme in quel viaggio misterioso. Lei li vedeva muoversi quei bambini, il coniglio, i pipistrelli neri, le guerre, una dea delle montagna, un fiume scrosciava tra le rocce delle gole fino alla valle delle pianure cinesi… Susanna felice seguiva incantata. Passarono molte ore.

- ... così, alla fine, i bambini tibetani e cinesi, insieme a me, il loro coniglio, cominciarono a costruire delle gallerie. Lì, sotto terra, fu facile per loro tornare ad incontrarsi, essere amici, giocare… vivere felici.

- È veramente una bellissima storia – gli dice Susanna sospirando, con le guance rosse e gli occhi sognanti – È la più bella che mi hai raccontato. Chissà se sono mai veramente esistiti, esistono ancora quei bambini che soffrono cosi tanto, divisi dalla guerra?… Che bello vederli tornare a giocare insieme!

- Ero sicuro che sarebbe stato un bel racconto... Però, pensaci, questa può essere anche una storia importante… per noi.

Lei lo guarda di nuovo incuriosita.

- Che vuoi dire, papà? È una storia. Le storie servono solo per fantasticare e ridere… non è così?

- Si, certo, però io credo che questa volta, per questa storia noi potremmo fare qualcosa di più: farla nascere… Perché devi sapere che nessuno prima di noi, credo, l’abbia mai ascoltata, questa storia. Non è ancora nata, se non per noi.

- Vuoi dire neanche laggiù, in Cina, in… Tibet?

- No, noi siamo i primi e sai perché? Questo libro stava per essere bruciato. Qualcuno, un pipistrello, un soldato, un imperatore avido e crudele voleva farlo sparire ma… poi è successo qualcosa …

Il libro rotola a terra. Sembra saltare… di gioia. Susanna giurerebbe di aver sentito un clacson. E vede una papera, un topolino, un mago che si rincorrono… rimane a bocca aperta.

- Ascoltami, allora lo sai che facciamo? – le dice Carlo – Andiamo in giro a raccontare questa storia… e lo facciamo prima di tutto ai bambini cinesi. Sì, ne abbiamo già intorno a noi, molti. Giù in città, per esempio… vivono da tempo in quel capannone… Sono certo che se andiamo lì a trovarli e gli leggiamo questa storia del loro paese, saranno contenti.  Avremo una bella occasione per incontrarli, conoscerli. Ti và? Sarà il modo nostro per fare come il coniglio: una specie di galleria... verso il loro cuore.

- Sarebbe bello, papà!

- Allora io e te, faremo una lunga passeggiata fino in città. E intanto ti racconto di quello che mi è successo questa notte ed in che modo ho trovato questo libro… Magari alla fine scriveremo anche noi una bella storia riciclando pezzi della discarica delle favole…

- La che?

- Vieni andiamo, strada facendo mi capirai meglio.

- E la mamma? – gli fa Susanna, fermandosi – Vedrai che anche lei ci raggiungerà lì.

E proseguirono, saltellando felici… come conigli.

Dai rami della quercia s’alzò in volo una massa nera...  sembra quella fuggita dalla macchina del coniglio… Però ecco che alla luce del sole subito quel mostruoso pipistrello si scioglie in una pioggia di petali colorati. Ora l’estate è pronta per dare i suoi frutti migliori.

 

Alfonso Vasta

*tratto da Io non ho paura di Niccolò Ammaniti, portato al presente per esigenze dell'autore Alfonso Vasta