La piccola sveglia sul comodino in legno chiaro suonò. Erano le 5:30 e la sua camera da letto era inondata da una luce dorata come solo l'alba della sua città sapeva creare*.

Era duro svegliarsi con il trillo della sveglia che interrompeva bruscamente il sonno, mentre era così bello aprire gli occhi dolcemente cullati dalle ultime immagini dei sogni della notte. Ma la pena aveva il suo compenso: una bella gita in montagna con gli amici di sempre dopo tanto tempo di reclusione in casa. Doveva fare subito la colazione, vestirsi ed uscire perché “non si aspettano i ritardatari”.

Sandro era già in cucina a fare il caffè.

- Su Laura, non fare la pigrona! - le disse sorridendo.

Pantaloni, maglietta, scarponi e zaino stavano già sul divano, erano davvero pronti per uscire.

Come sempre e forse più di sempre, visto il tempo che era passato dall’ultima volta che si erano allontanati da casa, c'era un po' di ansia per il timore di lasciare qualcosa fuori posto: una finestra non chiusa, un fuoco accesso o un rubinetto aperto… Un ultimo sguardo di controllo generale e poi finalmente la porta è chiusa e si può partire.

Anche quella volta Laura si trovò a pensare come il suo desiderio di viaggiare e di stare all’aria aperta contrastasse con quella fastidiosa sensazione di disagio che provava nel momento di chiudere casa. Anche una breve gita sembrava un viaggio intercontinentale e quel timore che l'assaliva con gli anni aumentava invece di diminuire.

Ormai, però, l’uscita era programmata, la stavano aspettando gli amici e tutto quello che aveva già vissuto tante volte e che si era sempre concluso con soddisfazione: fatica fisica, chiacchiere spensierate, anche troppe e alla fine la consapevolezza di aver messo alla prova la propria resistenza e la capacità di relazione.

Quando, però, giunsero alle 7:00 a Piazzale Ostiense, non c’era il solito pulmino blu e nessun gruppo di escursionisti con zaini e bacchette. Forse era troppo presto? No, l’ora dell’appuntamento era quella giusta ed inoltre la maggior parte delle persone erano sempre in anticipo.

Laura si voltò verso Sandro, ma anche lui era scomparso, era da sola sulla piazza e non capiva più cosa stava succedendo. C’erano alcuni taxi, qualche pendolare alla fermata dell’autobus e un pullman arancione con la scritta ‘EasyJet Transfer’. Sentì un tuffo al cuore: il suo primo viaggio all’estero da sola!

Aveva in mano una bustina dell’agenzia di viaggi con all’interno il voucher per il trasporto Roma-Aeroporto Ciampino ed il biglietto aereo per Londra. Ecco l’esperienza che tanto desiderava: allontanarsi dalla vita preordinata che tutti volevano costruirle attorno e finalmente sola scoprire il mondo e se stessa. Sulle spalle un borsone con qualche ricambio e sotto la maglietta una borsetta con denaro e documenti.

Si avvicinò a quel grande pullman arancione: senza alcun dubbio aspettavano lei e il viaggio poteva iniziare.

Con passo deciso ma con sguardo esitante, ancora incredula di quanto stava avvenendo, Laura si avvicinò al pullman e mostrò il voucher al conducente che la pregò di sedersi perché bisognava partire subito. Arrivarono in un attimo all’aeroporto, fin lì era stato semplice, come una normale corsa sul bus urbano, ma adesso doveva capire come funzionava quel primo mondo sconosciuto. La quantità di persone che circolavano era incredibile e c’erano ovunque indicazioni di ogni genere da decifrare. L’importante era non farsi prendere dal panico e confidare nelle proprie risorse.

Durante il viaggio in pullman una signora che le sedeva accanto l’aveva rassicurata.

- Vedrai sono tutti passaggi obbligati - aveva detto - L’importante è seguire il flusso delle persone e leggere le indicazioni, o altrimenti chiedere a qualcuno.

Laura, però, non era un tipo che si scoraggiava facilmente e chiedere sarebbe stata l’ultima risorsa. Le indicazioni della EasyJet erano ben visibili e tutto proseguì senza intoppi. Scambiò anche due parole con una coppia di liceali anch’essi in partenza per Londra. Non era il loro primo viaggio e le diedero qualche informazione su come trovare alloggio una volta arrivata a destinazione. Provò un po’ d’invidia per la disinvoltura che mostravano e pensò a come lei, per contro, doveva apparire imbranata. Per non parlare del terrore di dover mettere alla prova il suo povero inglese, sicuramente misero rispetto a quello dei due liceali. D’altronde quel viaggio cosa era, se non un’opportunità di migliorare se stessa?

Sull’aereo si trovò accanto un uomo dalla folta barba scura che, appena prese posto, attaccò bottone con estrema facilità e piacevolezza. Ma appena iniziò la fase del decollo, il suo discorso si incentrò sui disastri aerei e Laura, che per la prima volta si trovava su un aereo, non aveva mai pensato ai problemi connessi con il volo. I suoi timori riguardavano la propria capacità di gestire l’ordinario, mentre l’evento straordinario o apocalittico era al di fuori della sua immaginazione. Come mai quell’uomo, adulto, non faceva altro che parlare di disastri ad una giovane ragazza? Un po’ turbata, con gentilezza gli disse che aveva bisogno di riposare e la conversazione si interruppe.

Reclinò leggermente il sedile facendo attenzione a non invadere troppo lo spazio del passeggero dietro di lei e socchiuse gli occhi per concentrarsi sulle proprie emozioni. Fino a quel momento le cose stavano andando bene. Parlare con diverse persone aveva mitigato, in Laura, la sensazione di trovarsi completamente da sola ad affrontare l’ignoto, d’altra parte stava andando in una delle mete più frequentate della popolosa Europa e non si sarebbe di certo trovata nel deserto del Sahara alla mercé di terre desolate e inospitali. Anche la morbosità dei foschi discorsi del suo vicino non aveva intaccato il senso di benessere che stava crescendo in lei, ma non poté evitare di soffermarsi a riflettere sulla trasformazione di quell’uomo che all’inizio era sembrato un affabile seduttore. Era forse un’altra tecnica per far colpo? Era un modo di esorcizzare la propria paura che non avrebbe mai confessato apertamente? Oppure si stava semplicemente divertendo a impaurire qualcuno?

Escluse l’ultima ipotesi, forse anche con ingenuità, ma era più facile pensare al male in senso astratto che vederlo in una persona. Laura concluse che avrebbe dovuto continuare la conversazione invece di restare un’ascoltatrice passiva: se avesse affermato il proprio punto di vista parlando della sua paura di non riuscire a trovare alloggio a Londra e dell’inutile angoscia per la remota eventualità di un disastro aereo che d’altra parte avrebbe azzerato ogni altra preoccupazione, non sarebbe rimasta con quella sensazione di disagio che l’uomo le aveva procurato. Parlare di se stessa era l’ulteriore frontiera che doveva superare per trovare la sua centralità.

Ormai l’aereo era in pieno volo e, giunta a quella conclusione, dolcemente scivolò in un leggero sonno ristoratore.

Il riposo fu interrotto dai rumori di un microfono che gracchiava e sibilava, qualcuno ne stava regolando il tono e infine uscì la voce di un uomo che cercava di richiamare l’attenzione dei passeggeri per descrivere il programma della giornata.

- Arriveremo a Passo del Diavolo tra circa un’ora. Il percorso inizia su strada sterrata per proseguire su un comodo sentiero che si inoltra prima nei boschi e poi inizia a salire…

Laura aprì gli occhi e accanto a sé il sedile era vuoto, ma non era certo quello di un aereo con le cinture di sicurezza e non c'erano nemmeno gli oblò da cui vedere il limbo celeste. Si trovava semplicemente sul solito pullman delle gite domenicali e Sandro stava illustrando al microfono il percorso che avrebbero fatto.

Che sciocca! Si era addormentata fantasticando sui suoi primi viaggi e sulle emozioni della sua gioventù. Quanti bei ricordi e quante strade percorse da allora! Forse non c’era più quel senso di scoperta dell’ignoto e molte situazioni sembravano consuete e meno emozionanti.

Ripensò alle esitazioni che aveva uscendo da casa e che le facevano sempre pensare che avesse perso il mordente nell’affrontare la vita. Sembrava che avesse paura a lasciare la tranquillità del proprio nido in cui tutto era sotto controllo e che fosse vano affrontare altre situazioni. Ricordò anche quelle costrizioni che da giovane sembravano venire dall’esterno e la invitavano a non cercare troppo lontano, mentre adesso doveva combattere solo contro la propria resistenza a uscire da casa. Tuttavia la curiosità e il coraggio non le erano mai mancati e adesso poteva sentirsi soddisfatta delle esperienze passate che l’avevano nutrita e formata.

D’altro canto aveva amiche che per la paura di volare si erano precluse molti viaggi e anche quello strano uomo sull’aereo, forse parlava di disastri per esorcizzare una propria paura. E poi esistevano tante altre paure con cui bisognava fare i conti per non farsi dominare. L’importante era conservare il desiderio di sentirsi in relazione con il mondo e le persone per essere in grado di vederne la bellezza. Non era la prima volta che faceva quell’escursione nella valle della Cicerana, però era bello rivedere i percorsi conosciuti ma mutevoli nelle stagioni e nel tempo. Gli amici della gita erano quelli di sempre, ma chissà quali discorsi avrebbero affrontato, discutendo spesso animatamente. 

Ormai la fatica dell’alzataccia mattutina era passata e poteva dedicarsi alla giornata che aveva davanti.

Laura Cerioni

*incipit tratto da Se solo fosse vero di Marc Levy