Incerte certezze

- Che ti aspettavi?! Che ti aspettavi, che ti dicessi “BRAVO!” ? Eh? dimmelo! Abbi il coraggio di guardarmi in faccia, almeno! Vigliacco! Tutto, tutto potevo pensare, tranne questo.

 

Così dicendo Ludovica prende le chiavi ed esce di casa sbattendo la porta. Quel forte rumore esplode violentemente nella testa annebbiata di Francesco. Qualche bicchiere di whisky di troppo lo aveva già messo KO da un pezzo; la violenta scenata di Ludovica aveva fatto il resto. E ora questo rumore. Questo rumore che rimbomba nel suo cervello fino a frantumarlo in mille pezzi, non può sopportarlo. NON PUO’!

 

D’accordo. Aveva sbagliato. Certo era comprensibile che Ludovica la prendesse male. Ma reagire così era stato eccessivo. Tra persone ragionevoli si parla, ci si confronta civilmente. Ma lei no. E’ a forti tinte, lei. O bianco o nero. Ma la vita è fatta di sfumature … Be’ certo, definire “sfumatura” la sua sbandata potrebbe sembrare un eufemismo. Ma, le aveva confessato tutto, no? Si era pentito. Le aveva giurato e spergiurato che l’unica donna della sua vita era lei. Che poi è anche vero. Tra l’altro, l’altra, quella della sbandata, Viola, non si era più fatta trovare. Si era divertita o aveva voluto fare una ripicca al marito donnaiolo. E lui, Francesco, si era sentito usato, manipolato come un pupazzo. Figuriamoci se per una cosa del genere, poteva mettere in discussione il suo rapporto con Ludovica. Ma la realtà dei fatti era che lei se ne era andata e se ne era andata davvero. Non sembrava una di quelle schermaglie che poi finiscono in gloria tra le lenzuola. No, stavolta, se la conosceva – e la conosceva bene, di questo era sicuro - sapeva che faceva sul serio.

 

Cerca a fatica il cellulare. Dove può essere finito? Alza i cuscini del divano. Niente. Guarda sul mobiletto dell’ingresso. Niente. Si mette carponi a cercarlo sotto le sedie e sotto il tavolo, fino a quando sente un rumore vicino a sé. Toh, è il cellulare scivolato dal taschino della camicia e caduto a terra. Meglio così. Si è fatto trovare. Fissando a fatica la tastiera – ma perché fanno questi numeri così piccoli – compone lentamente il numero di Ludovica. Miracolosamente ci riesce ma la solita vocina sfottente lo avvisa con garbo fasullo che “il cliente non è al momento raggiungibile” e che “il telefono potrebbe essere spento”. Stupida segretaria virtuale! Che ne sai tu di quello che sta facendo mia moglie!

 

Con la testa sempre più confusa, incerto sulle gambe, si butta sul divano senza neanche togliersi le scarpe e cade in un sonno profondo e agitato.

 

Vede sé stesso, ben vestito e profumato, seduto su di una bella poltrona elegante, guardare con distacco e una leggera vena di disgusto un altro sé stesso. Come un animale ferito e braccato, l’altro sé stesso, osservato cinicamente da quello in poltrona, si difende debolmente dall’attacco di due esseri diabolici con gli occhi rossi e la bava alla bocca, che dopo poco si trasformano in due belve. Una tigre ed una iena. Francesco, nel sogno, fa appena in tempo a riconoscere Ludovica nella tigre e Viola nella iena. E la iena ride, ride sguaiatamente mentre la tigre lo guarda con occhi penetranti ed accusatori.

 

Si sveglia di soprassalto, sudato, con la netta sensazione che le due belve potrebbero saltare sul divano da un momento all’altro. Si riprende a fatica. Si alza e, barcollando, arriva in cucina per bere. Apre il frigorifero, prende la bottiglia dell’acqua gelata e, invece di portarsela alla bocca, se la rovescia tutta sulla testa. Un brivido di freddo gli percorre la schiena sudata. – Oddio, ora mi prendo un accidente – ma la doccia gelata ha un effetto benefico su di lui e gli fa riacquistare un po’ di lucidità.

 

“Allora. Ho confessato a Ludovica di averla tradita. Bene.

Però le ho anche detto di essermi pentito. Le ho assicurato che la signora, chiamiamola così, è sparita. Bene.

A questo punto Ludovica si è molto arrabbiata.

Ludovica se ne è andata sbattendo la porta.

Ludovica ha spento il cellulare.”

 

Dopo aver riassunto gli ultimi fatti, Francesco prova a pensare dove possa essere andata Ludovica. Da sua madre? E’ escluso. Non ha un buon rapporto con lei e non le confiderebbe mai una delusione così forte. Dalla sorella? Forse. Ma là c’è il cognato rompiscatole che le farebbe sicuramente la predica analizzando con esasperante pignoleria tutte le sfaccettature della situazione. No, no. in previsione di questo, Ludovica non si metterebbe mai a rischio predica del cognato. Probabilmente, Giusy. Sì, Giusy. L’amica di sempre dalla quale di può andare a suonare anche alle due di notte. Giusy, che conosce la loro storia dalle origini. Come non ci ha pensato prima. Ludovica è sicuramente da Giusy. Prova a chiamarla al cellulare ma naturalmente anche lei “non è raggiungibile”. E’ una congiura? Tutte le stupide segretarie virtuali dei cellulari si sono coalizzate contro di lui?

 

Decide allora di andare a casa di Giusy. Che possono fare? Lasciarlo fuori dalla porta? Insultarlo? Giusy vuole molto bene a Ludovica ma è una persona ragionevole, equilibrata e poi conosce Francesco da tanti anni. Certo non riesce ad immaginare Francesco quale possa essere la reazione di Giusy di fronte al tradimento. E’ chiaro che prenderà le parti dell’amica tradita e sarà lui il porco, sarà lui l’essere spregevole da cacciare con ignominia.

- Vabbè. Ora ci vado.

 

Mette una mano nella tasca dei pantaloni e trova la chiave della macchina. Non ricorda se la macchina è parcheggiata fuori o in garage. Prende le chiavi del garage, apre la porta, esce sul pianerottolo e richiude la porta dietro di sé. Porca miseria! Ha dimenticato le chiavi di casa. E ora come farà a rientrare? Non ha importanza. Ci penserà dopo. Sicuramente ne ha un mazzo il portiere e poi è sicuro – quasi – di poter tornare a casa con Ludovica. E’ sicuro – quasi – di riuscire parlarle. E’ sicuro – quasi – che una volta sbollita la rabbia, sperando in una buona parola di Giusy, chissà …

 

Scende le scale, un’occhiata al vialetto: la macchina non c’è. E’ sicuramente in garage. Infatti. Apre il portellone del garage, sale in macchina, mette in moto e, come spesso gli capita - sarà colpa del whisky? - dimentica di chiudere il portellone. Ci penserà più tardi il portiere; conoscendo i suoi condomini, spesso distratti e anche un po’ menefreghisti, a fine giornata fa un giro di ricognizione.

Francesco guida piano verso casa di Giusy pensando ad una felice soluzione della brutta storia. Non si possono buttare via così quindici anni di matrimonio. Saprà far capire a Ludovica quanto poco importante sia stato il suo errore a paragone di una vita insieme. Seguendo il filo dei suoi ragionamenti, gli sembra di stare intrecciando uno sdolcinato romanzo a lieto fine. Se invece lo scontro sarà violento, improvviserà.

 

E’ una bella serata estiva, fa caldo. Giusy abita una villetta col giardino che dà sulla strada. Sicuramente, se Ludovica è là, le due amiche sono in giardino a confidarsi davanti ad una bibita fresca e magari, prima ancora di suonare il citofono, Francesco le vedrà attraverso la siepe di edera. Vedrà Ludovica in lacrime. Si vede già vicino a lei mentre la rassicura e la consola. Di nuovo sta scivolando nel romanzo sdolcinato a lieto fine.

 

Fantasticando, fantasticando, senza prendere in considerazione eventualità meno rosee, arriva in prossimità della villetta di Giusy e trova parcheggio poco lontano. Scende dalla macchina rasserenato dalle sue fantasticherie. Fatti pochi passi sente voci allegre e risate provenire da un giardino. Non può essere quello di Giusy. Qualcuno avrà fatto una festa. D’estate, si sa, è facile sentire le chiacchiere di tutti. Eppure …

 

Le voci che sente gli sono familiari. Provengono proprio dal giardino di Giusy. Tre persone – perché tre? chi è la terza? – conversano in una sera d’estate davanti ad una bibita fresca e ridono, ridono, ridono.

 

- Ludovica, cara, non sai che meravigliosa idea hai avuto. Il mio maritino un po’ troppo vivace, ha capito la lezione e poi, ti dirò, non è stato nemmeno un sacrificio troppo grande. Non è niente male il tuo Francesco.

 

E giù, una bella risata. La iena!

 

Placate le risate, la voce brillante di Ludovica:

- Viola, amica mia, devo essere io a ringraziare te. Ormai, come sai, Carlo ha ottenuto il divorzio dalla moglie e non potevo pretendere che aspettasse ancora che io mi liberassi. Povero Francesco! E’ convinto di avermi fatto un grosso torto. Mi è riuscita proprio bene la parte della moglie tradita e indignata!

 

Giusy porta un vassoio con tre flute e una bottiglia di champagne di marca.

 

Qualcuno, impietrito dietro la siepe di edera, passerà la notte su una panchina del parco. Domani, se il portiere non ha le chiavi, chiamerà il fabbro.

 

 

Rossana Bonadonna