Il viaggio di Mia

Abitava in un prato, i suoi capelli erano fiamme di fuoco e i suoi occhi due laghi in primavera. Mia voleva scalare una montagna per essere più vicina al cielo, per scalare la montagna doveva allenarsi tutti i giorni. Faceva lunghe passeggiate, i sentieri impervi erano diventati il suo pane quotidiano, gli alberi raccoglievano i suoi pensieri e li trasformavano in sogni. Era un mercoledì e, il cielo era un’ombra nera che voleva urlare la propria rabbia, ma Mia doveva scalare la montagna, e la doveva scalare quel giorno.

La ragazza s'incamminò, il primo tratto da percorrere era una mulattiera che non finiva mai più avanzava e più la strada si presentava scivolosa e perfida, stava per abbandonarsi allo sgomento quando, il cane che aveva da bambina le comparve accanto.

Era Erminio un segugio che nel bosco sembrava un re.

-  Ciao - le disse appena si incontrarono - ora starò un po' con te, promettimi però niente smancerie io sono un cane da caccia e non posso sottostare a carezze e bacetti.

- Sono felice di rivederti, mi sei mancato tanto - disse Mia emozionata.

Insieme i due fecero diversi chilometri, poi il cane le accostò il muso alle mani e svanì, lasciandole una lieve sensazione di abbandono.

Mia continuò la sua strada. Iniziò una pioggia che all'inizio era una lieve carezza poi, una punizione sempre più aspra, fino a diventare una vera sassaiola. Ad un tratto la ragazza vide l'acqua caderle intorno senza bagnarla. Mia alzò gli occhi s'accorse che il suo aquilone colorato la riparava - Ora ti aiuto io - le disse - l’affetto che mi hai dimostrato mi ha fatto essere speciale, quando mi liberavi nel cielo ero il più bello di tutti, al mare tutti invidiavano i miei colori e poi visto che sei sempre stata temeraria, mi hai fatto vivere avventure meravigliose, ero il re del cielo.

L'aquilone le faceva da scudo, la pioggia scivolava e lei proseguiva imperterrita. Mia si strinse le braccia intorno al corpo.

- Ad un certo punto sei scomparso - disse la ragazza con un sospiro - Se mi vuoi sono in cantina pronto per ripartire. Ora ti devo lasciare ma non da sola, aspetta e vedrai che ci sarà chi ti accompagnerà.

La pioggia era cessata, ma la vegetazione era diventata un esercito impenetrabile.

L'altalena colorata dove aveva trascorso tante ore liete durante l’infanzia le comparve e le parlò.

- Vieni ti farò volare come ai vecchi tempi, e se vuoi cantami ancora tue canzoni, sei un po' stonata ma mi rendono felice.

Si fermò e aspettò che Mia salisse e l’avventura incominciò. A Mia parve di essere sulle ali di un uccello magico, sorvolò la vegetazione, guardando lo spettacolo di una natura ostile e meravigliosa, i rami degli alberi si intrecciavano come una trina difficile. Gli scoiattoli, i cinghiali con i piccoli e anche qualche serpente si lasciavano spiare inconsapevoli. Era un sogno che non voleva che finisse. Un tappeto di erba verde l'attendeva.

- Ora ti devo lasciare - le disse l'altalena e in un attimo svanì.

Era quasi arrivata alla vetta doveva decidere se avvicinarsi al cielo per scoprire i segreti che nascondeva, oppure accontentarsi di quello che aveva vissuto.

- Devo andare avanti - pensò tra sé - e scoprire cosa c'è oltre.

Un bellissimo arcobaleno l'accolse, il mare e cielo si fusero in un unico azzurro. Mia era finalmente serena e felice della strada che aveva percorso.

Morale della favola: “nella vita dobbiamo cercare di raggiungere i nostri obiettivi, e i bei ricordi ci faranno sempre compagnia aiutandoci nei momenti di sconforto".

Stefania Bicci