Il saluto di Dario Amadei

Il coraggio di scrivere

Nella società moderna, sempre più spesso, le persone vengono valutate sulla base di quello che riescono a guadagnare. Un consumismo sfrenato domina la nostra vita e in un mondo del genere gli intellettuali sono costretti a soffrire a meno che non accettino di diventare fenomeni da baraccone, disposti ad animare delle squallide risse televisive.

È in un contesto del genere che si inserisce la mia esperienza di scrittore, un’esperienza che viene da molti criticata e che qualcuno giudica addirittura folle.

Ho pubblicato il mio primo libro a quarant’anni, piuttosto tardi quindi, ma non è stato certo il parto di una mente senile o lo sfizio un po’ annoiato di chi ha avuto tutto dalla vita e non sa come impiegare il tempo libero. No, assolutamente no. Ho pubblicato il mio primo libro a quarant’anni, semplicemente perché in precedenza non ho mai avuto il coraggio di farlo. Sin da ragazzo infatti la lettura e la scrittura rappresentavano i momenti in grado di dare un senso alla mia vita. Producevo centinaia di pagine che puntualmente distruggevo, perché il giudizio di chi si arrogava il diritto di indirizzarmi, sulla base di criteri che non riconoscevo assolutamente miei, era sempre lo stesso:

- Dario smettila stai perdendo il tuo tempo!

E così mi sono ritrovato a soddisfare le assurde leggi di mercato della nostra assurda società, con il cervello dentro un frullatore, che girava, girava e mi impediva di pensare. Per anni ho smesso di leggere i romanzi che tanto amavo, perché temevo di ricadere nel mio vizio, come un alcolista all’ultimo stadio. Ho provato con tutte le mie forze ad integrarmi in un mondo che continuava a respingermi a tutti i livelli e quando il pavimento ha iniziato a sgretolarsi sotto i miei piedi e i parassiti benpensanti hanno cominciato a scuotere la testa e a concludere che la nostra amicizia non era poi una così grande amicizia, mi sono ritrovato in una selva oscura. È stato Virgilio, ancora una volta, ad indicarmi la strada, e sono riuscito a trovare conforto nella letteratura, il porto sicuro che non avrei mai dovuto abbandonare. Così ho ricominciato a navigare, in un mare dalle acqua molto agiate, spesso in tempesta. È un’impresa ardua ma sono felice. La mia famiglia mi sostiene e questo è importante e poi ho avuto la fortuna di conoscere delle persone che mi stanno dando una mano e non usano come merce di scambio delle carie curate a basso costo o addirittura gratuitamente. Il mio non vuole essere uno sfogo e nemmeno un’autoanalisi, ma semplicemente la proposta di un esempio che vorrei indirizzare ai giovani aspiranti scrittori che fortunatamente sono tanti e molto bravi. Bisogna sempre e comunque andare avanti per la propria strada e percorrerla fino in fondo anche se sembra condurre all’inferno. Non si deve dar retta alle sirene maligne che criticano solo per il gusto di criticare, tenendo ben presente che nella vita è molto meglio avere dei rimorsi che dei rimpianti. E questa mi sembra davvero una grande verità.

 

Dario Amadei